Quella che Monica ci racconta in questo lavoro è certamente una storia di emancipazione, attraverso una vicenda che ai nostri occhi banalmente adusi al ventunesimo secolo potrebbe apparire datata, d’altri tempi, quelli a cui in effetti lei ci rimanda, che attraversano gli anni ‘80 del Novecento fino al decennio successivo. Un’emancipazione squisitamente femminile,
poiché dettata dalla determinazione, dalla volontà, dal guardare avanti non scaturita dalla voglia di riscatto, dalla vendetta, da sentimenti di rivalsa e dimostrazioni di forza più intrinsecamente maschili. È una storia di donne quella che unisce Maria Sole, il segreto della sua adorata, magnifica zia e Jane Eyre, perché fatta anche di quei sensi di colpa a cui gli uomini appaiono per lo più immuni o, quantomeno, diversamente declinanti. Ed è forse di tutto questo che Monica Pica come Charlotte Brontë ci vuole parlare, di quei mondi così endemicamente separati, che fanno di un uomo preoccupato un essere arrogante e in fuga e di una donna tormentata una persona soggetta all’abbandono, che è profondamente più doloroso dell’essere lasciati soli, perché il prezzo lo paga chi indossa il proprio fardello, non chi si spoglia e scappa da esso. (Mario Fioriti)
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