Un classico è sempre un libro che ha qualcosa da dire, lo sappiamo, eppure non è detto che lo dica in ogni epoca allo stesso modo, ecco perché le traduzioni cambiano, si aggiornano. Se la lingua originale di quel testo rimane intatta, cristallina, negli anni, l’operazione di travaso e difesa del suo senso profondo in un’altra lingua risente invece delle metamorfosi della società e dell’immaginario, che si riflettono nei dizionari. Un traduttore trova l’equilibrio giusto, scende giù in profondità e risale fino all’oggi, senza forzature, come un cercatore di pepite che ha trovato le più preziose e antiche, occultate ai più fino a quel momento.
Lo ha fatto di recente Monica Pareschi con quel romanzo eterno, disturbante e selvaggio che è Cime tempestose, da lei ritradotto per Einaudi, ed è stata per me l’occasione di rilettura che aspettavo, perché volevo vedere che effetto mi faceva adesso, a quarant’anni, la devastazione gotica e ancestrale che aveva lasciato in me a vent’anni, e poi a trenta, sempre uguale e sempre diversa.
(Nadia Terranova) (Translation)
These illustrations are by Mara Cerri and are worth taking a look at:
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